Questa non è la nebbia in Val Padana




L'anno scorso, in autunno, abbiamo avuto l'inondazione. Ha piovuto per giorni e giorni di fila, con il livello dei fiumi e dei torrenti che cresceva inesorabilmente e l'allarme sul passaggio delle piene dei fiumi maggiori, specie quella del Po, che con le sue dimensioni fa sempre un po' più paura, e sullo stato dei torrenti, che stavano gonfiandosi e ribollendo.

Una mattina pioveva così grosso che siamo arrivati in ufficio completamente fradici per aver fatto non più di 200 m, dalla fermata del pullman alla porta dell'edificio. 
Quel giorno la bialera [1]  a bordo strada già quasi straripava alle otto di mattina. E ha piovuto incessantemente tutto il giorno. Una pioggia grossa, battente, autunnale.
Quel giorno siamo dovuti scappare di fretta e furia dall'ufficio perché i torrenti hanno iniziato ad esondare e rischiavamo di non tornare a casa. Leggendo sui giornali si trovavano solo notizie poco rassicuranti, di evacuazioni e stabilimenti chiusi. 
I primi colleghi che sono andati via hanno cominciato a scrivere di spicciarci che era tutto allagato. 
Il secondo gruppo che è uscito è dovuto tornare indietro perché la strada era chiusa.
Io, che ero tra gli ultimi, sono stata fatta evacuare a forza dalla sicurezza, che ci ha aperto i cancelli dall'altra parte della struttura, perché da dove eravamo arrivati non potevamo più andare via.

Quel giorno sono affondati Valentino e Valentina, i due battelli di Torino, schiantati dalla forza della piena del Po contro il ponte della Gran Madre. Quel giorno, nonostante non ci sia successo nulla, ci siamo spaventati, perché non è la prima inondazione che c'è a Torino, e quando succede non sai mai quali possano essere le conseguenze. Magari cantine allagate, magari qualcosa di peggio. L'acqua che sale e che riempie tutto, fossi, torrenti, campi, strade fa comunque paura.

Ma siamo abituati, conosciamo l'acqua, conosciamo le piene dei nostri fiumi, la furia dell'onda di Piena, sappiamo quando preoccuparci e di cosa spaventarci. Sappiamo che chi abita vicino alla Dora può avere le cantine allagate, che i Murazzi finiscono sotto al Po e che una bialera piena per diversi giorni è un cattivo segno.

Quello che non conosciamo è quello che è successo quest'anno. Quest'anno l'autunno è stato secco, senza una goccia di pioggia. Grazie alla mano di criminali, le valli e le montagne hanno bruciato per giorni, settimane. Mai avevo sentito di incendi boschivi di questa intensità in Piemonte. Mai avevamo sentito l'odore acre in città a Torino, mai abbiamo sentito gli occhi bruciare e la gola raschiare, mai siamo andati al lavoro con il fumo bianco degli incendi ad accoglierci. 

Mai soprattutto in autunno.

Nella foto sopra, quella che si vede non è nebbia. La nebbia è umida, la nebbia è normale. Quello che si vede sopra è il fumo degli incendi di queste settimane. Il vento l'ha poi dissipato in poco tempo ma per qualche giorno siamo stati in quella condizione, a tossire e a chiederci se le lingue di fuoco sarebbero arrivate a lambire le case o se i volontari sarebbero riusciti a spegnerle prima.


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Ora, per fortuna, finalmente piove.



NOTE:

[1] Le bialere sono dei fossi che ci sono in Piemonte a bordo di qualunque campo. Fanno parte di un sistema di gestione delle acque e di irrigazioni dei campi. Ricordo mio nonno, quando ero piccola, che correva con la pompa all'orto, quando "passava l'acqua", anche in piena notte. L'acqua è preziosa per le colture e deve essere ben gestita. Il sistema delle bialere, con le chiuse e la temporizzazione aiuta proprio a fare questo.

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